mercoledì 26 ottobre 2011

L98 - I Kanji sono necessari?



Beh, chiunque abbia studiato per un po’ Giapponese probabilmente risponderà di a questa domanda e non per sbruffonaggine. In realtà a prima vista la risposta più corretta potrebbe essere: no i kanji sono un’inutile retaggio del passato, e, anche se affascinanti, richiedono per l’apprendimento una quantità d’energia mentale esagerata, per ottenere un risultato piuttosto semplice, che i bambini occidentali raggiungono in pochi mesi: leggere e scrivere la propria lingua. Un bambino Giapponese alla fine della scuola media conosce circa la metà dei kanji che conosce un adulto istruito e aprendo un giornale potrebbe non essere in grado non solo di non capire alcuni concetti (ovviamente) ma di non sapere nemmeno leggerli. Ma per ridurre il problema ai minimi, perchè scrivere sushi così 寿司 invece che così すし? Entrambi sono scritti con due caratteri, ed entrambi con segni tipici dell'arcipelago nippponico, senza dover importare alcunché dall'occidente, ma la maggiore semplicità del secondo modo di è innegabile: quindi perché usare i kanji?
 
1.   Ok, ammettiamo che scrivere tutto in hiragana renderebbe la scrittura sicuramente più veloce, ma leggerlo sarebbe altrettanto facile e veloce? Una volta che si impara a usare i kanji, vi assicuro che un testo in hiragana diventa davvero difficile da leggere; es. seguono due frasi identiche, una standard, l’altra con solo hiragana.今日、寿司を食べに行きますか?- きょう、すしをたべにいきますか?bisogna provare a moltiplicare quest’ultima frase in diversi paragrafi tutti omogenei e  su un lungo testo (tenendo conto che non ci sono spazi tra le parole), si avrebbe in pratica un’accozzaglia pressoché illeggibile. Nei testi infatti i kanji svolgono anche il compito secondario, ma essenziale, di marcare l’inizio delle parole e senza questi intervalli si rischierebbe di non capire quando finisce una parola e quando ne inizia un’altra.

2.    Grazie ai kanji si capisce il significato delle parole, ossia, a causa della presenza veramente enorme di omofoni, scrivere tutto in hiragana o romaji porterebbe molta confusione. Mi è capitato più volte leggendo un testo in hiragana o romanizzato di avere delle perplessità sulla traduzione, visto che era difficile capire il senso di molte parole. Es.

かんじ  漢字    ideogramma cinese
かんじ  感じ   sentimento
かんじ  幹事    segretaria
かんじ  監事   manager, supervisore

はな  花  fiore

はな  鼻   naso

Ma la lista potrebbe essere spaventosamente più lunga, a causa soprattutto dell’influsso secolare del cinese che ha portato all’adozione di termini dalla lettura appunto derivata dal cinese, lingua però che differenzia verbalmente i significati delle parole grazie ad un sofisticato sistema di pronuncia tonale, che in Giapponese manca del tutto.

3.    L’aspetto grafico ed estetico dei kanji ha un’importanza culturale da non sottovalutare ed è un’eredità artistica e intellettuale a cui i Giapponesi non intendono – giustamente- rinunciare.

4.    I kanji sono veloci da leggere: può sembrare esagerato, ma (conoscendo bene i kanji) la velocità di lettura di un testo con molti kanji è decisamente superiore ad un testo alfabetico o sillabico, visto che ogni segno porta l’intero significato delle parole.

5.    I kanji sono efficienti in termini di risparmio di spazio portando ad un risparmio rispetto ad un testo alfabetico di circa il 30 %.
 

Certo si potrebbe dire che alcuni di questi punti sono un po’ pretestuosi: il problema degli omofoni potrebbe essere parzialmente risolto con l’adozione di accenti (dove la parola omofona presenta in realtà una differenza di accentazione vera e propria, cosa però non molto diffusa) come tra e oppure tra e , oppure con segni particolari sulle lettere alfabetiche. La mancanza di spazi tra le parole, poi, deriva dalla tradizione cinese (dove essendo ogni parola monosillabica, ed essendo essa rappresentata da un singolo hanzi, gli spazi sono assolutamente inutili), ma se si procedesse alla completa romanizzazione della lingua la leggibilità sarebbe pari a qualunque lingua polisillabica occidentale. In fondo altre lingue asiatiche sono passate con successo dai caratteri cinesi a quelli latini (vedi ex Indocina francese), ma il mix di aspetti tecnici e soprattutto (a mio avviso) culturali hanno fatto fallire i numerosi tentativi di abolire i kanji che si sono succeduti a partire dalla metà del XIX secolo. É altresì vero che gli indocinesi sono passati ai nostri caratteri mentre erano governati da una potenza coloniale europea, e non erano disponibili altri sistemi di scrittura autoctoni oltre a caratteri latini e ideogrammi cinesi. Al contrario i Coreani in autonomia ( e con buona dose di spinta nazionalistica) avendo a disposizione i caratteri nazionali Hangul, hanno deciso di sostituire con un quasi completo successo i caratteri di origine cinese con una sistema autoctono fonetico-sillabico.  Quindi è difficile pensare di importare nella realtà Giapponese esperienze così diverse, e sostanzialmente possiamo dire che sfumata l’occasione della fine della II Guerra Mondiale, molto difficilmente vedremo l’abbandono dei kanji nell’arcipelago nipponico, almeno in tempi ragionevolmente brevi.

2 commenti:

  1. Ciao e complimenti per il tuo ottimo blog e per il grande lavoro che hai svolto! Questo articolo è interessantissimo, specie per me, che ho studiato ben 18 kanji e ne ricordo forse 8.... Devo dire che senz'altro sono d'accordissimo sul fatto che riconoscere un kanji, mi dà subito l'impressione di capire il concetto, anche se mi sfugge il significato esatto o addirittura come si legga quel dato kanji. Quindi si, da ignorante direi "inutilmente difficile...ma con riserva...". Mata ne.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao e grazie!
      Anch'io alla fin fine non so dare un giudizio definitivo sul tema. Diciamo che allo stato attuale delle cose i kanji sono necessari, alle volte mi trovo a dire, leggendo qualcosa in hiragana, “senza kanji non si capisce nulla”. Indubbiamente però sarebbe possibile superarli, come hanno fatto con successo Koreani e Vietnamiti, ognuno affrontando in modo diverso l’abbattimento della “montagna Kanji”. E’ pur vero che il Giapponese si è talmente mischiato al cinese in quel modo così peculiare, creando infinite parole prese (a modo loro) dal cinese che gli omofoni sono un dramma difficile da gestire. Ma difficile non vuol dire impossibile, e a chi dice che il Giapponese non sarebbe più lo stesso senza i kanji replico che è vero, sarebbe molto più semplice.

      Elimina